Rinzai monaco zen: chi non conosce Rinzai
- Alberto Dessi
- 23 set 2017
- Tempo di lettura: 2 min

Rinzai un monaco zen, raggiunse l'illuminazione Osho racconta.... di .. Rinzai, un monaco Zen, che raggiunse l’illuminazione, e la prima cosa che chiese fu: “Dov’è il mio corpo? Dov’è andato il mio corpo?” e cominciò a cercare. Chiamò i suoi discepoli e disse: Andate e scoprite dov’è il mio corpo. Ho perso il mio corpo”. Era entrato in ciò che è senza forma. Anche tu sei un’esistenza senza forma, ma non hai una conoscenza diretta di te stesso, è mediata dagli occhi degli altri: conosci attraverso lo specchio. A volte, mentre ti guardi allo specchio, chiudi gli occhi e poi pensa, medita: se non ci fosse uno specchio come avresti potuto conoscere il tuo volto? Se non ci fosse uno specchio non ci sarebbe stato alcun volto. Tu non hai un volto; gli specchi ti danno dei volti. Pensa a un mondo senza specchi. Sei solo, non c’è alcun specchio, neppure gli occhi degli altri che fungono da specchi. Sei solo su un’isola deserta, nulla può rispecchiarti. Avresti ancora un volto? Oppure avresti un corpo? Non potresti averlo, non lo hai affatto. Conosciamo noi stessi solo attraverso gli altri, e gli altri possono conoscere solo la forma esterna: questa è la ragione per cui ci identifichiamo con essa. Mi ricordo un piccolo aneddoto: in un negozio una ragazza ha indossato un vestito, si è specchiata e stava benissimo. Allora non ci ha pensato un’attimo e ha comprato lo specchio. Ecco noi spesso compriamo gli specchi e ci dimentichiamo di noi. Hyakujo, un altro mistico Zen, diceva sempre ai suoi discepoli: “Quando meditando avete perso la testa, venite immediatamente da me. Quando perdete la testa venite immediatamente da me. Quando incominciate a sentire che la testa non c’è più, non abbiate paura: venite immediatamente da me. Questo è il momento giusto. Ora vi può essere insegnato qualcosa”. 😉Con la testa nessun insegnamento è possibile: la testa interferisce sempre. Io ritengo che i ragionamenti e la testa, non vadano oltre la superficie e, come una macchina per quanto efficiente, non può volare e non può andare al centro della terra, cosi la mente e i nostri pensieri di testa, non possono lasciare la superficie per andare in profondità. Anche la nostra immagine riflessa perderà la profondità nello specchio. La meditazione è la chiave. La parola “meditazione” viene dal latino “meditari”, forma passiva del verbo che letteralmente significa “essere mosso verso il centro”. La coscienza rimane passiva mentre è mossa verso il centro (l’inconscio), dove può raggiungere la totalità: una riunificazione con i contenuti e con le tendenze che sono stati esclusi dalla coscienza. 😉Vedremo poi di fare due passi verso la coscienza con Ekchart Tolle. Vi lascio una battuta di Albert Einstein Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben lieto di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie… Anche se non avete ancora cent'anni, andate oltre lo specchio, andate in profondità, andate verso il vostro centro. Si, ma non ditemi che non sapete come fare! Beh, allora seguitemi ...😉a breve un post di Tolle.
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